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Un libro d’oro e d’argento. Intorno alla Grammatica della fantasia di Gianni Rodari - Dispaccio #9

Introduzione #

Un libricino sottile e tascabile, confezionato bene, da portare con sé e aprire ogni tanto all’occorrenza. Ognuno dei dieci capitoli porta un sottotitolo esplicativo di quello che il lettore andrà a leggere e Vanessa Roghi mette insieme episodi biografici di Rodari, relazioni, studi e interventi scritti che insieme ricostruiscono la genesi e il lavoro di stesura della Grammatica, durato per tutta una vita.

Essendo un libro che si legge facilmente e velocemente, non ho segnato parti particolari da riprendere e ricopiare, anche se qualcosa mi ha colpito più di altro.
Roghi dimostra che in pochi (De Mauro, Zanzotto e Sanguineti) hanno davvero compreso fin da subito l’importanza del lavoro di Rodari, che veniva considerato principalmente uno scrittore di libri d’infanzia e, quindi, minore rispetto ad altri. Aggiunge poi che ancora oggi questa incompresione porta la critica a compiere dei distinguo che non hanno alcuna ragione di esistere. Questo libro credo abbia proprio l’obiettivo di dimostrare come Rodari sia un autore, scrittore e pensatore come pochi altri e che il suo lavoro possa dirsi fondamentale se il desiderio è crescere come cittadini più che come semplici lettori.

Per quanto mi riguarda sono contento di dire che, sebbene Rodari l’abbia letto principalmente da bambino, nel corso degli anni l’ho sempre ripreso, ritrovato e riletto con grande ammirazione e convinzione.
Il collettivo Filtri decise poi di adottare Grammatica della fantasia come libro sul quale costruire la serie e il festival dal titolo Fantasia. Grazie a questa scelta, leggendo e applicando le regole del binomio fantastico, ho capito come un esercizio tanto semplice sia la chiave per riuscire a plasmare il mondo in modo che sia realmente inclusivo e democratico.

Pagine 165-166 #

Io credo infatti che, quanto della morte, Rodari abbia avuto paura di diventare un vecchio trombone di quelli che pontificano e dicono «io» e «ai miei tempi», come un vecchio gambero qualsiasi. Sì, un gambero, proprio come quello delle Favole al telefono. La storia racconta di un giovane gambero che decide di camminare in avanti e non all’indietro come fanno tutti i suoi parenti dall’alba dei tempi e tutti i suoi parenti iniziano a guardarlo storto. E lo guardano storto pure i gamberi rivoluzionari di ieri: «Cosa credi di fare?», lo apostrofa uno di essi. «Anch’io, quando ero giovane, pensavo di insegnare ai gamberi a camminare in avanti. Ed ecco che cosa ci ho guadagnato: vivo tutto solo, e la gente si mozzerebbe la lingua piuttosto che rivolgermi la parola. Fin che sei in tempo, dà retta a me: rassegnati a fare come gli altri e un giorno mi ringrazierai del consiglio». Il giovane gambero non risponde, rimane zitto ma pensa di avere ragiore e continua per la sua strada. «Andrà lontano? Farà fortuna? Raddrizzerà tutte le cose storte di questo mondo? Noi non lo sappiamo, perché egli sta ancora marciando con il coraggio e la decisione del primo giorno. non resta che augurargli: Buon viaggio!»

Pagine 169-170 #

Rodari è stato a lungo considerato scrittore di serie B per questo suo guardare ai bambini e alle bambine e anche oggi la critica insiste sul fatto che è stato sia un grande scrittore «per l’infanzia» sia, «anche», un grande scrittore tout court. Ma è vero esattamente l’opposto. Come Lewis Carroll, come Carlo Collodi, Gianni Rodari è stato un immenso scrittore e intellettuale del suo tempo perché ha fatto precipitare dall’alto verso il basso, dove vengono riposte normalmente fiabe e filastrocche, nella rimessa della casa di campagna della letteratura, le più raffinate teorie letterarie e ideologie e scoperte scientifiche. Perché lì, nella rimessa, che vale la pena stare. Non per una nostalgia di un tempo perduto, né per una astratta e retorica fiducia verso il fanciullino, ma anzi, come ha scritto il poeta Andrea Zanzotto pensando a Gianni Rodari, perché la sua «felice impresa», «la riduzione del proprio atto poetico quasi esclusivamente alla poesia per bambini e l’opzione che vi è sottointesa costituiscono un fatto di coscienza la cui validità si riflette su tutta la poesia di oggi, un gesto di chiarificazione, una scommessa compiuta secondo una nuova forma di umiltà e allegria».