Lo sfratto
Mettiamo in chiaro un fatto:
quando avviene uno sfratto,
la procedura richiede mesi,
circa dieci di media è la tesi.
Sembra che questo periodo trascorra
per la proprietà come una zavorra,
seguendo tutte le legali prassi,
con avvocati e senza incassi;
diversamente gli inquilini,
soprattutto se hanno bambini,
vivono quei mesi come fossero secondi
che li separano dai bassifondi.
Questa distanza temporale
è una specie di giuridica voragine sociale
che, fatidica, inghiotte e avvolge,
le persone che coinvolge.
Inoltre, come fa un tempo uguale ad avere
due velocità diverse entrambe vere?
La questione così posta
trova una risposta
nella scienza della relatività
che qui, qualcuno ci perdonerà,
proveremo a spiegare, anche se stavolta
non si tratta di capire come la volta
del cielo funziona, ma di trovare intesa
su quale sia davvero la parte lesa.
Credo che Einstein non si dispiaccia
se prendiamo la sua linguaccia
come spunto per il nostro contributo
su un tema così dibattuto.
Quando una persona paga l’affitto,
il proprietario ne ha un profitto,
ma se non è proprio un palazzinaro,
allora quel guadagno lo aiuta poco con il rincaro.
Per questo uno sfratto risulta salato
per chi possiede un solo alloggio affittato,
perché, oltre al costo della pratica,
c’è la perdita automatica
di circa un anno di entrate,
diciamo così, mal contate.
Questa situazione infelice
crea problemi alla parte locatrice
che, piuttosto di rischiare la perdita,
rinuncia addirittura alla rendita.
Ma lasciando vuoto un appartamento
abbandona in pieno smarrimento
chi ha bisogno a ogni costo
di un semplice e sicuro posto.
Di questo paradosso Einstein che direbbe?
La sua ipotesi quale sarebbe?
Se diamo alla massa la possibilità
di andare al quadrato della velocità,
l’energia così ottenuta
basterà in maniera assoluta.
Così funziona il firmamento
e anche qui non serve un cambiamento:
se diamo fiducia alla gente,
un po’ di aiuto dove è carente
e una casa dove stare bene,
avremo tutti quanti le tasche piene.
Certo, scomodare così tanta scienza
sembra esagerato per questo tipo di vertenza,
basterebbe avere un po’ di empatia,
pazienza e fantasia
per chiedersi, a parti invertite,
cosa scegliere tra l’affitto e la salute,
tra il cibo per i figli e il riscaldamento,
tra le spese condominiali e il proprio sostentamento.
Ma quello che serve forse,
oltre alle proprie risorse,
è avere una fonte autorevole
che spieghi in modo agevole
come qualcosa che vale nell’universo
possa pure qui essere così terso.