Il signor Hamisi
Ho incontrato il signor Hamisi,
poveretto, è proprio in crisi:
lavorerà fino a maggio,
poi, con un po’ di coraggio,
chiederà il rinnovo del contratto.
Ho incontrato il signor Hamisi,
poveretto, è proprio in crisi:
lavorerà fino a maggio,
poi, con un po’ di coraggio,
chiederà il rinnovo del contratto.
Ieri mi ha cercato Elèna
che l’italiano parla appena,
anche lei vorrebbe un trilocale
dove stare con una connazionale.
Mettiamo in chiaro un fatto:
quando avviene uno sfratto,
la procedura richiede mesi,
circa dieci di media è la tesi.
All’incirca dopo pranzo
quando resta mezzo dito di avanzo
nella tazzina da caffè,
mi chiama sempre Mohammed:
“Pronto?” “Sì, ciao, ti chiamo contenta
di sopravvivere ancor dopo il volo
dal secondo piano di casa, spinta
dall’ex. La caduta al duro suolo
ha compromesso, non dico per finta,
la memoria breve e la vista (solo
dall’occhio destro). Ancora fatico
a parlare e non ricordo che dico.
Da parecchio tempo si aggira in città
qualcosa più concreto di un’idea,
diciamo pure una progettualità,
che “progetto”, tapino, in assemblea
suona provinciale, su. Questa entità
par’esser diventata panacea
d’ogni pena cittadina: studenti,
vi creiamo posti letto, contenti?